Morto dopo l'arresto Kaies Bohli, pusher tunisino di Sanremo: "Fu soffocato"
„L'autopsia sul corpo di Bohli, il 35enne tunisino morto un'ora dopo l'arresto all'ospedale di Sanremo, non lascia dubbi: "Asfissia violenta". Il procuratore: (
“lo stato e' responzabile)
SANREMO - Stefano Cucchi, morto nel reparto detenuti del Pertini di Roma nell'autunno del 2009 una settimana dopo l'arresto: nessun poliziotto condannato. Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008 all'ospedale di Varese dopo una notte nella caserma dei carabinieri: tutti assolti. Federico Aldrovandi di Ferrara, morto durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005: quattro agenti condannati a tre anni e sei mesi per concorso colposo in omicidio colposo. Cucchi, Uva e Aldro non sono "più soli".
Da oggi, l'elenco dei "morti di Stato", lo stesso Stato che dovrebbe essere sinonimo di giustizia, accoglie una nuova vittima. Le parole, secche e decise, del procuratore di Sanremo Roberto Cavallone non lasciano spazio a dubbi: "Lo Stato è responsabile della morte di Kaies Bohli e ora deve farsene carico".
Giuseppe Uva, morto di Stato senza giustizia
Bohli è il pusher tunisino arrestato la sera del cinque giugno scorso nel parcheggio del supermercato Lidl a Riva Ligure. In tasca ha qualche grammo di eroina e tre carabinieri della stazione di Santo Stefano lo ammanettano. Un'ora dopo morirà all'ospedale di Sanremo. Sul corpo nessun segno evidente di violenza, nessuna frattura: una morte inspiegabile, insomma. Almeno così sembrava.
Perchè, nella serata di ieri, due mesi dopo, i risultati degli esami istologici effettuati sul corpo di Kaies, dai patologi dell'Asl Simona Del Vecchio e Francesco Traditi, hanno dato le loro risposte: Bohli è morto per "arresto cardiocircolatorio neurogenico, secondario ad un'asfissia violenta da inibizione dell'espansione della gabbia toracica". Tradotto: qualcuno gli ha impedito di respirare e il tunisino è morto soffocato.
Stefano Cucchi: medici condannati, poliziotti assolti
Sempre secondo quanto emerso dall'autopsia, a Bohli è stata "negata l'aria" per un lasso di tempo compreso tra uno e tre minuti. Un arco temporale sufficiente a causare una sofferenza cerebrale. L'uomo, a quel punto, è entrato in coma e il suo cuore ha cessato di battere all'arrivo in ospedale.
Ancora non è chiaro se l'uomo sia stato soffocato durante l'arresto o durante il trasferimento in caserma. Quel che sembra chiaro, secondo la ricostruzione del procuratore, è che il responsabile vada cercato tra gli agenti intervenuti quella notte, tutti già indagati per omicidio colposo. E tutti già interrogati dal pm Cavallone, interrogatorio durante il quale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Tre anni e sei mesi per gli agenti che uccisero Aldro
"Quando Kaies Bohli è morto, era sotto la responsabilità delle istituzioni, dello Stato - ha sottolineato Cavallone - e al di là di quello che poteva aver commesso questa persona, in quel momento o in passato, la vita è sacra, e quando un cittadino italiano o straniero, chiunque esso sia, è nella disponibilità delle istituzioni dello Stato, la sua integrità fisica deve essere assolutamente tutelata.
"Ci sarà sicuramente un processo, e non sarà un processo facile", ma questa è una morte "di cui lo Stato italiano deve farsi carico e di cui deve chiedere scusa".
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„L'autopsia sul corpo di Bohli, il 35enne tunisino morto un'ora dopo l'arresto all'ospedale di Sanremo, non lascia dubbi: "Asfissia violenta". Il procuratore: (
“lo stato e' responzabile)
SANREMO - Stefano Cucchi, morto nel reparto detenuti del Pertini di Roma nell'autunno del 2009 una settimana dopo l'arresto: nessun poliziotto condannato. Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008 all'ospedale di Varese dopo una notte nella caserma dei carabinieri: tutti assolti. Federico Aldrovandi di Ferrara, morto durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005: quattro agenti condannati a tre anni e sei mesi per concorso colposo in omicidio colposo. Cucchi, Uva e Aldro non sono "più soli".
Da oggi, l'elenco dei "morti di Stato", lo stesso Stato che dovrebbe essere sinonimo di giustizia, accoglie una nuova vittima. Le parole, secche e decise, del procuratore di Sanremo Roberto Cavallone non lasciano spazio a dubbi: "Lo Stato è responsabile della morte di Kaies Bohli e ora deve farsene carico".
Giuseppe Uva, morto di Stato senza giustizia
Bohli è il pusher tunisino arrestato la sera del cinque giugno scorso nel parcheggio del supermercato Lidl a Riva Ligure. In tasca ha qualche grammo di eroina e tre carabinieri della stazione di Santo Stefano lo ammanettano. Un'ora dopo morirà all'ospedale di Sanremo. Sul corpo nessun segno evidente di violenza, nessuna frattura: una morte inspiegabile, insomma. Almeno così sembrava.
Perchè, nella serata di ieri, due mesi dopo, i risultati degli esami istologici effettuati sul corpo di Kaies, dai patologi dell'Asl Simona Del Vecchio e Francesco Traditi, hanno dato le loro risposte: Bohli è morto per "arresto cardiocircolatorio neurogenico, secondario ad un'asfissia violenta da inibizione dell'espansione della gabbia toracica". Tradotto: qualcuno gli ha impedito di respirare e il tunisino è morto soffocato.
Stefano Cucchi: medici condannati, poliziotti assolti
Sempre secondo quanto emerso dall'autopsia, a Bohli è stata "negata l'aria" per un lasso di tempo compreso tra uno e tre minuti. Un arco temporale sufficiente a causare una sofferenza cerebrale. L'uomo, a quel punto, è entrato in coma e il suo cuore ha cessato di battere all'arrivo in ospedale.
Ancora non è chiaro se l'uomo sia stato soffocato durante l'arresto o durante il trasferimento in caserma. Quel che sembra chiaro, secondo la ricostruzione del procuratore, è che il responsabile vada cercato tra gli agenti intervenuti quella notte, tutti già indagati per omicidio colposo. E tutti già interrogati dal pm Cavallone, interrogatorio durante il quale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Tre anni e sei mesi per gli agenti che uccisero Aldro
"Quando Kaies Bohli è morto, era sotto la responsabilità delle istituzioni, dello Stato - ha sottolineato Cavallone - e al di là di quello che poteva aver commesso questa persona, in quel momento o in passato, la vita è sacra, e quando un cittadino italiano o straniero, chiunque esso sia, è nella disponibilità delle istituzioni dello Stato, la sua integrità fisica deve essere assolutamente tutelata.
"Ci sarà sicuramente un processo, e non sarà un processo facile", ma questa è una morte "di cui lo Stato italiano deve farsi carico e di cui deve chiedere scusa".
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